30.05.2025
Premessa:

Nell’ambito del progetto Reporter per un giorno promosso dal Giro d’Italia, Alessio Trentini della classe 3AFMC ha realizzato un brillante articolo dal titolo “Nel giorno in cui danzò il drago rosa”, dedicato alla 17ª tappa della corsa con arrivo a San Michele. L’iniziativa è nata su proposta del professor Antonio Manzari, docente di Lettere, e con il supporto della professoressa Dalpiaz, referente per i progetti di Alternanza Scuola-Lavoro. L’articolo, dai toni epici e originali, è stato pubblicato sul sito ufficiale del Giro d’Italia al seguente link: https://www.giroditalia.it/reporter-per-un-giorno/tappa/17/. Complimenti ad Alessio da parte di tutti i docenti e compagni di classe per l’eccellente lavoro svolto.

Articolo dello studente:

C’è un momento, tra i primi raggi che sfiorano le cime, in cui San Michele all’Adige tace.

È un silenzio denso, sospeso, quasi sacro. È il respiro trattenuto di un borgo che si appresta a diventare crocevia di storie, fatica e gloria.

Fu nella 17a tappa della Grande Corsa Rosa 2025 che le ruote degli eroi giunsero qui, dove la pietra parla ancora la lingua degli antichi e le vigne sussurrano i segreti della terra.
Ma prima della battaglia, c’è sempre l’attesa.

San Michele, borgo vetusto e silenzioso tra le Dolomiti, all’alba di quel giorno prescelto, si ridestò col cuore sospeso: non era un’alba qualsiasi.

Ancora l’aurora non aveva dischiuso le sue dita d’oro, e già i preparativi fervevano. Vessilli dai colori antichi levati ai balconi, i bambini appesero ai vetri gli occhi lucidi, gli anziani sedettero come sentinelle, pronti a riconoscere ciò che fu e ciò che torna.

I corridori arrivavano uno dopo l’altro, accolti dagli applausi di un pubblico vibrante e da scolaresche vestite di rosa, con disegni e cartelli in mano.

L’Italia fremeva, dopo il podio tricolore della 16a tappa.

Nella zona partenze, tra le maglie tecniche e l’aroma di caffè, ho scambiato due parole con Lorenzo Fortunato, che confidava nel lavoro di squadra per superare le salite, e con altri corridori che parlavano del Mortirolo con rispetto: «È una montagna che non perdona. Non sarà oggi che si vince il Giro, ma si può iniziare a perderlo».

Un grande talento emergente della Red Bull-BORA-Hansgrohe, Giulio Pellizzari, è diventato il punto di riferimento della squadra dopo il ritiro di Primož Roglič, trovandosi così nella posizione di poter superare i propri limiti e mettere in mostra tutto il suo potenziale. Il favorito della giornata, Isaac Del Toro, appariva scosso dalla tappa di ieri, ma determinato e sorridente. Indossava la maglia del UAE Team Emirates tinta di Rosa con fierezza, consapevole di guidare una classifica generale ancora aperta. I distacchi erano risicati: bastava una crisi sul Mortirolo per ribaltare il tutto.

Le campane tacquero. Persino le api tra i filari del Teroldego rallentarono il loro canto.
San Michele era divenuta soglia: tra veglia e sogno, tra memoria e gloria.
Attorno, si stendevano i vigneti del Teroldego, rosso nobile come sangue di drago. Dormivano gli asparagi di Zambana, scorrevano acque fredde dove guizzano trote argentate. Nei cieli volavano le api del miele di rododendro e sopra tutto vegliavano le cime, immobili come statue di antichi re.

Poi giunse l’Ora. All’inizio fu solo un fremito. Poi un sussurro. Poi il rombo. Poi il vento.
Le prime furono le moto, gli stendardi, le voci squillanti. Poi le ammiraglie. E infine…il gruppo.
Un’armata di gambe, ruote, cuori e silenzi. Ogni ciclista un eroe, ogni volto un destino.        Le biciclette non toccavano il suolo: lo accarezzavano come spiriti alati.
Quando passarono, il tempo si arrestò. Persino il fiume, si mormora, rallentò il suo corso.      I bambini tacquero.

Le montagne trattennero il respiro.

Quando l’ultimo guerriero scomparve oltre la curva, rimase il silenzio. Ma era il silenzio sacro che segue il prodigio.

Quel giorno, sì, il Giro passò. Ma non solo passò: lasciò un’impronta eterna nel cuore del Trentino.
Io, che conobbi prima la penna che la bicicletta, fui scelto per raccontare non come cronista, ma come bardo.

Perché il Giro non è solo una corsa: è un poema scolpito nella luce, nella fatica, nel tempo.
Con la benedizione dei monti e il fremito dei cuori, il drago rosa danzò.

 

A cura di Alessio Trentini, Istituto Martino Martini corso AFM di Mezzolombardo (TN)